Pro Loco Murlo
Crevole
Il borgo di Crevole risale al periodo alto-medievale, ricordato in una bolla di papa Clemente III del 20 aprile 1189 per la presenza di una pieve dedicata a Santa Cecilia. La rocca venne fortificata per volere del vescovo Donosdeo Malavolti nel 1325 e devastata dai ghibellini fuoriusciti di Siena. La zona dove sorge il castello di Crevole, praticamente l'intero territorio comunale odierno di Murlo, fu in epoca medievale uno dei principali feudi del Vescovo della vicina Siena. Il privilegio fu accordato nel 1189 e già alla fine dello stesso secolo il dominio vescovile sull'area era totale, tanto che essa costituiva quasi per intero il suo patrimonio fondiario. Dal 1274 pur mantenendo pieni poteri sul feudo i vescovi furono soggetti all'obbligo di milizia a favore del Comune Senese e dal 1387 al pagamento di un tributo. Solo nel 1749 furono aboliti i diritti del vescovo su Murlo e il suo territorio. A testimonianza del lungo periodo trascorso sotto l'egemonia ecclesiastica una frazione del capoluogo porta ancora oggi il nome di 'Vescovado'. Sebbene il già nominato paese di Murlo fosse il capoluogo del feudo un'altra residenza importante del vescovo fu il Castello di Crevole, già esistente al momento della costituzione dei privilegi ma in seguito ingrandito e maggiormente fortificato per meglio rispondere alle esigenze del nuovo proprietario. Nei primi anni del XIV° secolo il vescovo Malavolti potenziò ulteriormente la struttura. La guarnigione di stanza al castello era senese, seppure stipendiata dal signore del feudo e la stessa Siena tentò di impadronirsene alla fine del '400. Il più importante fatto d'arme che interessò Crevole fu anche l'ultimo atto della sua esistenza: durante la guerra di Siena le truppe imperiali rasero completamente al suolo la fortificazione. Dell'importante maniero, un tempo cinto da doppio circuito murario e ricco di torri, restano oggi solo la torre al vertice della collina (presumibilmente nucleo originario del primo fortilizio), parte delle cortine murarie del mastio e alcuni tratti della parte basamentale della cinta muraria esterna. La rocca nata nel 1189 conserva oltre a quanto rimane delle antiche fortificazioni varie tradizioni legate alla figura del vescovo Donosdeo Malavolti che vi morì in battaglia intorno a metà del 1300 per difenderla dai briganti che volevano saccheggiarla. La leggenda racconta che il suo fantasma fece la prima comparsa molto tempo dopo quando la rocca venne derubata dagli spagnoli nel 1554. Il vescovo armato di un crocifisso lanciò il suo anatema contro i saccheggiatori. Da allora chiunque minacci il castello rischia la maledizione di Donosdeo che appare la notte con “occhi di fiamma e piedi di brace”. Alcune tradizioni indicano le notti di luna piena, durante le quali brandendo ancora la croce, con un esercito di soldati che lo seguono nelle sue apparizioni trascinandosi e urlando, scaglia con antiche parole le sue maledizioni. Un’altra versione, più arricchita, tramanda che il vescovo voglia non solo difendere ancora e per sempre la sua amata rocca ma anche la preziosa biblioteca che ne occupa i sotterranei. Nascosta nei vasti cunicoli la biblioteca di Donosdeo non è stata ancora scoperta e non ha avuto la giusta custodia dei materiali preziosi che conserva e a cui il vescovo teneva molto. Se è vero, come narra la leggenda, il fantasma avrà pace solo quando la biblioteca sarà ritrovata e fino a quel giorno le urla e i gemiti dei feriti e dei moribondi non smetteranno e nemmeno le apparizioni dello spettro.

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