Pro Loco Sovicille
Torri
Il monastero di Torri, intitolato alla S. Trinità e più tardi a S. Mustiola, fu probabilmente fondato verso la metà del secolo XI. La sua prima attestazione si trova in una bolla del 1071, con la quale fu preso sotto la protezione di papa Alessandro II. Intorno alla metà del 1100 entrò a far parte della Congregazione vallombrosana, una comunità di monaci benedettini fondata all’inizio del secolo XI e che deve il suo nome all’abbazia di Vallombrosa. La sua ricchezza e il suo potere erano nel frattempo notevolmente cresciuti, tantoché l’abate Arnolfo, quasi nelle vesti di signore territoriale, nel 1156 donò il poggio di Montagutolo, sul torrente Rosia, a Ranieri vescovo di Siena ed ai tre consoli del Comune, in cambio di un censo annuo di tre libbre di cera. A partire dal 1224 i monaci intrapresero, in accordo col Comune di Siena, la costruzione di alcuni grandi mulini sul fiume Merse. Accanto al monastero era intanto sorto un castello, i cui abitanti formarono uno dei comunelli in cui era diviso il contado senese. Nel 1333 il castello e il monastero subirono le devastazioni delle truppe pisane. Alla fine del XIII secolo il monastero, la cui ricchezza e le cui proprietà erano andate sempre aumentando, iniziò ad accusare problemi finanziari che dettero avvio a un processo di lenta decadenza. Questa si concluse nel 1465, quando il monastero cessò di avere esistenza autonoma e venne attribuito alla mensa episcopale di Siena. Il borgo conserva intatta la sua atmosfera medievale. Una porta ad arco, che si apre nelle mura in pietra, immette in una piazza con un antico forno, dalla quale si dipartono pittoresche stradicciole che conducono all’altra porta, oggi non più esistente. A destra della piazza, attraverso un arco, si accede alla piazzetta d’ingresso dell’abbazia, trasformata in villa nel secolo XIX: sul lato destro si può vedere il fianco della chiesa, con un portale dall’architrave riccamente scolpito e tre finestroni del secolo XIV, e nel fondo il portone che immette al chiostro. Questo, perfettamente conservato sui quattro lati e articolato su tre ordini, costituisce una delle opere più straordinarie e suggestive della campagna senese. Il primo ordine, romanico e policromo grazie all’uso di travertino, “alberese nero” di Vallerano e calcare rosa, colpisce per la ricchezza delle decorazioni, presenti non solo sui capitelli delle colonnette, ma anche sui fusti di queste, sui pilastri d’angolo e sui pulvini. Il secondo ordine, costruito probabilmente tra il XIII e il XIV secolo è in cotto; il terzo, forse riferibile alla fine del XIV secolo, è realizzato in legno.

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