Nel centro storico di Siena sono dislocate otto targhe che riportano alcuni passi della Divina Commedia di Dante, esiste infatti un reale legame tra i versi incisi su di esse e il luogo dove si trovano. Queste lapidi furono apposte nel 1921, in occasione dei 600 anni della morte del poeta.
Le citazioni riguardano i canti dell'Inferno per le prime due, mentre le altre sei riportano estratti del Purgatorio.
Sulla seconda lapide si legge: «Ma s’io vedessi qui l’anima trista / di Guido o d’Alessandro o di lor frate, / per Fonte Branda non darei la vista.» (Inferno XXX, vv. 76-78).
Dante giunge nella bolgia dei falsari e qui spera di trovare i conti Guido II (podestà di Siena nel 1283) e Alessandro di Romena, protagonisti di un episodio in cui indussero Mastro Adamo a falsificare un fiorino d'oro per loro. Pur di trovarli il poeta scrive di essere disposto a rinunciare a bere l'acqua di Fontebranda anche se assetato.